Quando è Davide contro Golia… ma vince Davide è troppo bello! Soprattutto se Golia è un gigante della grande distribuzione organizzata chiamato Algida e Davide una piccola gelateria di paese: La Bomba.
La Bomba è un’impresa di Santarcangelo (Rimini) che da 50 anni produce ghiaccioli, con una ventina di dipendenti e un fatturato di 700mila euro. Piccola ma capace in questi anni di esportare i suoi prodotti, chiamati appunto bombe, sempre più lontano (Stati Uniti compresi!).
Algida invece non ha bisogno di presentazioni: azienda italiana appartenente però alla multinazionale anglo-olandese Unilever, dal 1945 è specializzata nella produzione di gelati confezionati. Ad oggi conta 6.500 dipendenti e un fatturato di 400 milioni € (dati 2014).
Cosa c’entrano queste due realtà è presto detto: il metodo Algida sembra essere restio alla libera concorrenza tanto da obbligare i propri rivenditori a un accordo di esclusiva. Infranderlo significa rinunciare agli sconti e alle condizioni promessi. E così i clienti de la Bomba, per lo più gestori di stabilimenti e bar di spiaggia della costa adriatica e del Lazio, hanno iniziato a rifiutarsi di vendere i loro prodotti.
A quel punto è iniziata la battaglia legale. Non c’è storia, verrebbe da dire. Ma a volte capita di rimanere sorpresi soprattutto se i piccoli hanno nelle vene il coraggio (e l’incoscienza forse) di chi si ribella.
All’inizio ci dissero che eravamo dei matti a metterci contro un colosso simile. E invece… afferma Yuri Invelenato, che manda avanti insieme a Walter Carletti l’azienda di Santarcangelo.
L’Antitrust, l’Autorità garante della concorrenza e del mercato, in questi anni ha fatto il suo lavoro ascoltando non solo i titolari dell’azienda riminese, ma anche altri produttori di gelati, gestori di supermercati e di stabilimenti balneari e la stessa Unilever, società che vende appunto i gelati Algida.
Ed ecco l’inaspettato – bellissimo – verdetto: Unilever Italia è stata costretta a pagare una maxi sanzione da oltre 60 milioni di euro, «per abuso di posizione dominante». Per la precisione: «per le condotte abusive con cui obbligava i clienti a mantenere una sola marca di gelato pregiudicando così la libertà di scelta del consumatore» che «per qualità e gusto avrebbe potuto preferire altri gelati a quelli Algida».
Insomma, una favola a lieto fine, di cui c’è davvero tanto bisogno. Perché troppo spesso, nel silenzio generale, grandi catene si impossessano del nostro territorio facendo chiudere i negozi che gli stanno a fianco. Troppo spesso questa concorrenza di fatto sleale mette in ginocchio i piccoli commercianti. Troppo spesso un mercato dominato da multinazionali transnazionali soffoca l’economia locale, circolare, solidale. Per questo c’è bisogno di consumatori attenti alle proprio scelte e produttori coraggiosi: oggi più che mai ci vuole coraggio per fare le cose per bene e ancor più coraggio per non abbassare la testa. Bravi!
Storia felice di una ex consumatrice inconsapevole
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