Il biologico è roba da ricchi. Lo si sente dire spesso. E altrettanto spesso lo si evita proprio per questo. Ma sarà davvero così? Io grazie al Gruppo d’Acquisto Solidale mangio bio da anni e, udite udite, risparmio. Confrontando il mio listino del Gas con la lista dei prodotti di ortofrutta di una nota catena di supermercati ho potuto constatare che la mia spesa attuale è decisamente più economica di quella che farei rifornendomi in maniera convenzionale.
Per esempio? La cicoria che io pago 2.00 € al chilo, al supermercato costa 2,29 € al chilo, le mele che io pago 2.10 € al chilo, al supermercato mi costerebbero 2,59 € al chilo, i peperoni li pago 2.00 € al chilo, al supermercato il prezzo è di 2,35 € al chilo, le pere le pago 2.00 € al chilo, al supermercato 3,39 € al chilo, le carote le pago 1.60 € al chilo contro i 2,64 € al chilo del supermercato, e ancora: il radicchio io lo pago 2.20 € al chilo, 3,13 € al chilo al supermercato. Una confezione di prezzemolo da 50 grammi che a me costa 0.60 € al supermercato costa 1,03 €.
E la maggior parte di questo confronto è fatto tra il biologico (mio) e il convenzionale, del supermercato.
Tralascio – perché sarebbe uno scontro troppo impari – il confronto con la verdura in busta. Anche se qualcuno ha provato a polemizzare sui 2,00 € al chilo della mia scarola, mentre stipava nel frigo l’ennesima busta di insalata già pronta da condire (che poi parliamone…) pagata 13,00 € al chilo (27,00 € se bio). L’Italia è uno dei Paesi in cui questi prodotti sono i più venduti (seconda solo alla Gran Bretagna), qualcuno che li compra quindi c’è.
Certo ci sono pure prodotti che pago di più: il cavolo cappuccio, per esempio, o la cipolla dorata che pago 2.00 € al chilo contro 1,39 € del supermercato, le melanzane (2.00 € al chilo contro 1,66 €), il sedano a pianta (1.30 € al chilo contro 1,24 €), ma il bilancio è comunque a mio favore. Anche perché capita che i fiori di zucca, che la grande distribuzione mi venderebbe a 32,83 € al chilo, io li trovi direttamente attaccati alle zucchine. E questo, ovviamente, non ha prezzo.
Il motivo è presto detto: filiera corta, autocertificazione e zero imballaggi permettono di abbattere i costi garantendo il giusto compenso ai produttori e la qualità (eccezionale) ai consumatori.
Ecco, quando si parla di biologico io penso a questo. Al produttore di fiducia. Al giusto guadagno per chi ha lavorato per produrre quel cibo. E poi alla mia cassetta sporca di terra, all’intruso sempre presente (lumaca o formica che sia), all’impossibilità di trovare due ortaggio uguali, alla stagionalità dei prodotti e all’impossibilità di avere pomodori a dicembre. Per me il vero bio non ha bisogno di alcuna fogliolina verde stampata sulla confezione di plastica lucida, e non ha bisogno nemmeno della confezione. Non ha bisogno della luce del neon di qualche scaffale dedicato ai prodotti vip in pole position in ogni supermercato. E non ha bisogno del camion che ce lo porta.
Non un vezzo, non un lusso per pochi, non un capriccio per fissati ma una buona abitudine che conviene alla salute e all’ambiente. Mi piace molto pensare al significato di Bio (ossia: vita) in contrapposizione all’altra agricoltura, quella non bio, basata sulla morte di qualsiasi essere vivente, al di fuori della pianta prescelta e programmata per produrre.
Credo che spendere i miei soldi così sia un ottimo investimento: un guadagno, oltre che un risparmio. Non quel risparmio finto camuffato da una buona strategia di marketing e un cartello scintillante con su scritto Tre per due. Né quel risparmio triste che nasce dallo sfruttamento dei lavoratori e dall’illegalità. Quello di cui parlo io è un risparmio vero: di risorse, oltre che di soldi. Di salute, oltre che di tempo. Perché il mangiar sano non ha prezzo. E il ritirare la cassetta già pronta senza cercare parcheggi, fare code o pesare buste… nemmeno.
3 commenti
È un sito fantastico: fresco, genuino, trasparente e molto informativo! Grazie per aver messo a disposizione tutte queste preziose notizie con chi cerca valide alternative per uno stile di vita sostenibile e rispettoso della natura…grazie.
Il problema e’ che non esiste garanzia sul biologico. Abbiamo visto la farina integrale italiana, che ha soltanto il marchio, in realtà e’ grano cresciuto in Romania, con tanto di fogliolina a certificare il bio. I pomodori cinesi, imbottigliati in Italia con marchio bio. Così per i salumi etc etc. Ho smesso da un po la ricerca del prodotto sano perché non esiste, l’unica cosa certa e’ data da chi possiede una terra e produce tutto quello che vuole garantendo per se stesso.
Io credo che la miglior garanzia te la dia la conoscenza diretta e la fiducia nel produttore… se non torniamo a guardarci in faccia e a parlarci non ci saranno certificati di garanzia che tengano. Dovremmo tornare a stabilire dei rapporti personali con i produttori, prenderci un sabato pomeriggio per andare in un campo invece che in un centro commerciale e vedere con i nostri occhi da dove arriva ciò che mangiamo… ne va della nostra salute e del nostro pianeta. E oltretutto sono i momenti spesi meglio in assoluto, all’aria aperta, a fare discorsi sani e ad assaggiare prodotti buoni! Ce ne sono tanti che portano avanti questo lavoro… secondo me vanno incentivati e sostenuti. Non si può fare di tutta l’erba un fascio 🙂