Ovvero: come affrontare le feste natalizie senza ricorrere alla Grande Distribuzione Organizzata. Facendo un regalo a sé stessi, all’ambiente, al portafoglio, ai propri cari e a tantissime altre persone!
Natale. Quel periodo dell’anno in cui orde di persone si riversano nei centri commerciali con la voracità di chi per oltre un anno ha praticato digiuno. Carrelli straripanti. Sguardi ansiosi: troppi soldi, troppo poco tempo, troppe cose da fare, troppo cibo, troppo poco cibo… come vorrei fosse già la Befana! Alzi la mano chi almeno una volta nella vita non si è trovato in questa situazione. Sembra quasi paradossale che una festa nata sulla condivisione, la sobrietà e l’amore abbia generato il momento più consumistico, individualistico e alienante dell’anno. Ma così è.
Per tante persone Natale significa impiegare il (poco) tempo libero a disposizione per comprare con i (pochi) soldi risparmiati, grandi quantità di merci, per lo più inutili, prodotte in gran parte in condizioni di sfruttamento (dell’ambiente e dei lavoratori). Un’esagerazione? Secondo i numeri no.
Cibo, denaro, carta e imballaggi. Ecco il podio degli sprechi. Con l’alimentazione che, ovviamente, la fa da padrone. D’altronde, siamo italiani! E come italiani ogni anno buttiamo via quasi 16 miliardi di euro di cibo commestibile, l’uno per cento del prodotto interno lordo (dati Waste Watcher, 2016). Si tratta di oltre 5 milioni di tonnellate di alimenti che ogni anno finiscono nella spazzatura. E la maggior responsabilità di questo scempio è proprio del consumatore finale che raggiunge, da solo, il 43% del totale del cibo sprecato (dati Surplus food management against food waste, 2017).
Una cifra enorme, foraggiata non poco dalle festività natalizie. Nel 2016, per esempio, la spesa complessiva per le feste di Natale ha raggiunto quota 2,8 miliardi di euro. Di questi circa il 20% è finito nel pattume. Il problema principale è che si acquista troppo. Soprattutto durante le feste quando, sopraffatti dall’ansia da prestazione (sì, la chiamano proprio così!) e dalle aspettative, si tende a riempire il carrello non solo di cose non necessarie ma di prodotti destinati a diventare rifiuti senza neanche essere aperti. Generando uno spreco enorme: di tempo, di risorse e di soldi.
I risultati sono sotto gli occhi di tutti. La festa più amata e attesa dell’anno, si è da tempo trasformata in qualcosa di ben diverso. Scadenze, impegni moltiplicati, regali da comprare e cenoni da organizzare, hanno reso queste settimane un’occasione perfetta per accumulare stress e consumare energie. Basti pensare che per 7 italiani su 10 la ricerca del regalo costituisce un momento d’ansia per capire quanto i regali siano diventati per lo più un impegno tanto gravoso quanto inevitabile.
Un quadro a dir poco angosciante che descrive però il Natale normale di molti. Il Natale che fa impennare il Pil, aumenta i consumi, giova alla produzione e gonfia le tasche. Di pochi. Ma questo è un altro conto… no?
E se vi dicessimo che l’alternativa esiste?
Sì esiste! E non comporta necessariamente una fuga all’estero dal 20 dicembre al 7 gennaio. Anzi, si trova proprio qui, alla portata di tutti e permette in una sola mossa di dire addio allo stress da regalo, alle code alla cassa, alla lotta per parcheggio, all’emorragia di denaro, all’accumulo dell’imballaggio, all’abbuffata di schifezze, all’ansia da prestazione e alla stanchezza post feste. Dando contemporaneamente una mano all’ambiente, ai produttori virtuosi, ai lavoratori e alle economie locali, alla propria salute e alla serenità delle feste? Impossibile! Direte. E invece no. Provate a passare un Natale lontano dalla grande distribuzione organizzata!