Da costruttore edile a contadino, da sostenitore della chimica a fan dell’agricoltura naturale, da conservatore a rivoluzionario. Quando vi dicono che a 50 anni non si cambia più o che chi nasce quadrato non muore tondo… non credetegli! Non è così, e Rocco Attanasio ne è la prova.
Rocco Attanasio, pugliese. Marito, padre, nonno. Prima artigiano, poi costruttore edile, oggi contadino. Felice. A 57 anni ha rivoluzionato la propria vita e anche il proprio modo di vedere il mondo.
Tutto è cominciato quando la crisi mi ha costretto a ridurre di molto il lavoro – racconta Rocco – così ho pensato a reinventarmi. La terra è sempre stata parte della mia famiglia. Qui tutti possiedono ulivi e vigne. Ce li hanno lasciati i nostri padri. Sono stati proprio gli ulivi a permettere alle generazioni prima della mia di costruire queste case e lasciare qualcosa ai propri figli. Ma noi cosa lasceremo ai nostri figli?.
È da qui che Rocco è ripartito. Dalla terra, dagli ulivi, dalle vigne e dal desiderio di lasciare qualcosa a chi verrà dopo. Qualcosa che non sia contaminato dalla chimica, magari. Qualcosa di buono oltre che di commestibile. Qualcosa di davvero prezioso: una terra viva e prospera, così com’era il Salento fino a pochi anni fa.
Oggi dove ti guardi ti guardi vedi alberi soffrire, i nostri giganti verdi martoriati, distrutti. La terra brucia nell’indifferenza dei suoi abitanti – mi dice Rocco – ma la soluzione ci sarebbe. Dobbiamo tornare a rispettare la natura. Quando un po’ di anni fa mi sono accorto che anche i miei ulivi erano colpiti dal disseccamento mi sono iniziato a informare e ho capito che pesticidi, fitofarmaci e potature pesanti non sarebbero mai state la risposta.
E così mentre in tanti campi della zona proprio pesticidi, fitofarmaci e potature pesanti la facevano da padrone (con risultati a dir poco scadenti) a casa Attanasio si andava controcorrente, si riscoprivano antichi metodi e nuove sperimentazioni. Naturali.
Siamo tornati indietro per andare avanti – sorride Rocco – stiamo rifertilizzando il suolo, attraverso consorzi microbici, funghi, batteri. Stiamo mettendo le piante nelle condizioni di difendersi da sole, dalla xylella e da qualsiasi altro patogeno. Una pianta sana in un terreno sano ce la fa.
Eccome se ce la fa! Il campo di Rocco è un eden. Gli ulivi sono di un verde intenso e hanno i frutti, e anche tutto il resto è rigoglioso: l’orto, la vigna… tra l’aridità generale, la terra rossa e spoglia nei paraggi, gli ulivi rinsecchiti del vicino, casa di Rocco sembra un’oasi. E lui e la moglie i simpatici folletti di questo pezzetto di terra incantata. Che incanta.
Ho passato con loro diversi pomeriggi, ho conosciuto le loro figlie, le loro api felici a cui lasciano il miele “perché ne hanno più bisogno di noi quest’anno”, ho gustato i loro pomodori, i loro fichi, il loro olio e il loro vino. Perché da buona famiglia del sud quando arriva un ospite a casa… che non l’assaggi ‘na cosetta?!. E poi ‘na cosetta diventa un pranzo di Natale ed è bellissimo.
Anche perché quei sapori non me li scorderò mai! E non sono l’unica.
Tornano sempre tutti – mi dice orgoglioso Rocco – dopo aver assaggiato i miei prodotti ritornano sempre, dicono che hanno il sapore di quelli di una volta!.
Sarò che quando la rispetti la terra ti ripaga, ma davvero qui le cose sanno di buono. Altroché supermercato!
Il suo vino, fatto totalmente in maniera naturale, senza pesticidi né solfiti è più unico che raro. E io che in genere soffro sempre di mal di testa quando ne abuso posso confermarlo: è buono. Come lui!
Quest’estate quando gli abbiamo detto che avremmo organizzato un evento per parlare di temi legati all’ambiente, all’agricoltura e all’esaurimento delle risorse in occasione dell’Overshoot Day (il giorno che segna l’esaurimento delle risorse della Terra) e gli abbiamo chiesto se ci regalava qualche bottiglia per il pranzo ce ne ha date più di 60 litri! È stata una giornata memorabile, che mi porto nel cuore proprio come Rocco e la sua bellissima rinascita.