Era il 2 gennaio 2015 quando, uscendo da un supermercato a Palma di Maiorca, dove mi trovavo in vacanza, decisi di non rientrarci più. Per un anno. Obiettivo: provare a fare una spesa più consapevole, sostenibile e sana. Ridurre il mio impatto ambientale, i consumi inutili, gli sprechi, gli imballaggi. Provare a riflettere un po’ di più sul peso e sulle conseguenze dei miei acquisti. Trovare strade alternative per mangiare, pulire, comprare. E farlo a Roma.
Ovviamente non avevo nulla contro i supermercati. Era quello che c’era dentro il problema! Il fatto è che prima non lo sapevo… Per una vita ne ero stata assidua frequentatrice senza mai farmi troppe domande. Fino al giorno in cui, per buona sorte (lo dico ora, all’epoca non lo sapevo), mi sono trovata disoccupata. Disoccupata, impigiamata e avvilita. E senza una lira. E’ stato quello il momento in cui la mia spesa, o per meglio dire la mia vita, è cambiata.
Lì, mentre mi disperavo per aver perso qualsiasi forma di controllo sulla mia vita, ho realizzato che non era così: potevo controllare le mie azioni. Potevo ripartire da me.
Per esempio, viste le ridottissime possibilità economiche, potevo iniziare dallo smettere di buttare soldi per avvelenarmi. Così dopo 15 anni di onoratissima carriera – a ritmi di un pacchetto al giorno – da un giorno all’altro ho detto addio alle sigarette.
Quando ho smesso di fumare ho percepito, forse per la prima volta, il potere enorme che avevo nelle mie mani: il potere di scegliere.
È stata un’illuminazione! Avete presente il criceto che corre sulla ruota? Talmente affannato nel correre da non accorgersi di non andare avanti? Ecco, smettendo di fumare è come se mi fossi accorta per la prima volta di essere sulla ruota. E di poter scendere, semplicemente fermandomi. Fermandomi ho avuto il tempo di pormi delle domande e di cominciare a informarmi.
Ho iniziato a leggere tantissimo e a guardarmi delle gran puntate di Report. Così ho cominciato a conoscere le conseguenze dei miei consumi: dopo il fumo è stata la volta del cibo, poi dei prodotti per l’igiene personale, della pulizia della casa… durante quel periodo di disoccupazione ho scoperto talmente tante cose che ormai entrare in su supermercato mi faceva sentire a disagio. Non vedovo più i prezzi, le marche, i colori, le promesse sulle confezioni. Vedevo l’impatto ambientale, i chilometri percorsi da merci che provenivano dall’altra parte del mondo, sapevo leggere le etichette e conoscevo il significato di quelle paroline astruse, mi immaginavo le facce di chi aveva prodotto quelle cose: lavoratori spesso sfruttati, sottopagati, privi di diritti. Vedevo tutto questo e non volevo più essere complice.
Così è iniziata la mia sfida: proviamoci, mi sono detta, facciamo 1 anno senza supermercato! Senza sapere che sarebbe stato l’anno più rivoluzionario della mia vita.
Il 2 gennaio 2016 ho festeggiato il mio più grande successo: ce l’avevo fatta! Ma non solo: avevo anche imparato che vivere senza supermercato non solo era possibile ma era pure bello! In quei dodici mesi mi era capitato di tutto e di più: avevo incontrato persone fantastiche, imparato e sperimentato tantissimo, scoperto luoghi e storie incredibili. Ero cresciuta così tanto che di giorni mi sembrava ne fossero passati almeno il doppio. Vivere senza supermercato mi aveva aperto un mondo: della decrescita, della sostenibilità, della condivisione.
L’anno scorso questa storia è diventata un libro, un libro che mai avrei pensato di scrivere e che mi ha dato l’occasione di partire, viaggiare e conoscere un mondo buono, genuino e inaspettatamente vicino che non aspetta altro di essere scoperto. E che una volta scoperto è impossibile da abbandonare. Il 2017 è stato davvero magico.
Oggi, che di anni ne sono passati 3, grazie a quel buon proposito, sono una persona totalmente diversa: più responsabile e consapevole ma anche più sicura, libera e felice. O per lo meno propensa ad esserlo.
In questi anni ho cambiato abitudini e aspirazioni. Ho lasciato il lavoro, più volte, e ne ho trovato altri. Ho smesso di accontentarmi. Dopo aver vissuto per una vita con quel fare un po’ indifferente e assai comune della serie: un problema non è un problema se non è un mio problema oggi ho deciso di non girarmi più dall’altra parte. Anzi! Di impegnare tempo e energie per lottare in ciò in cui credo. Anche perché sono sempre più convinta che delegare agli altri le proprie responsabilità porti ben poco lontano.
E anche se so che potrei fare di più e potrei farlo meglio, so anche che, nel mio piccolo, qualcosa di buono faccio. E me lo dico da sola 🙂 Lo so perché chi in questi 3 anni mi è rimasto a fianco non avrebbe portato tutta questa pazienza se in questa trasformazione non c’avesse visto qualcosa di buono. E perché sennò non si spiega come la mia cerchia di amicizie si sia arricchita di tante nuove persone meravigliose: persone che credono in quello che fanno e lo fanno con passione, volontà e gioia; persone che pensano di poter cambiare le cose e che per farlo partono da loro stesse, persone che si mettono in discussione e che non si prendono troppo sul serio; persone che amano la vita e questo mondo e che lottano per migliorarlo.
Con loro e grazie a loro ho imboccato questa strada che da difficile è diventata facile e da facile felice e che oggi mi sembra impossibile abbandonare. Ora che consumare in maniera diversa da sfida impossibile è diventata la normalità è tempo di nuovi buoni propositi. Quest’anno vorrei provare a fare scelte oculate anche per vestiti e scarpe e voglio provare a ridurre ulteriormente i rifiuti (che già in questi anni sono calati in modo considerevole). Ma soprattutto vorrei dedicare sempre più tempo a fare qualcosa di buono, in cui credo. Non per altruismo, ma semplicemente perché ho scoperto che vivere bene mi fa star bene.
Buon anno a tutti voi che mi leggete! Il mio augurio è di inseguire fino all’ultimo giorno di questo 2018 il vostro buon proposito più strambo e impossibile. Sarà quello che vi condurrà su strade inaspettate, in cui vi sorprenderete di ciò che potete fare e di chi potete essere.
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