Quest’anno più che mai! Scegliamo un Natale diverso. Uno di quelli che non si vedeva da tempo… quel tempo in cui il consumismo non aveva ancora divorato tutto. Un Natale che sia davvero ri-nascita. Ritorniamo a nascere: come persone e come comunità.
Quest’anno che ci ha regalato la più grande delle opportunità, per una società che da troppo tempo è andata avanti senza sosta, senza guardare, senza pensare: fermarsi. Rallentare. Aspettare. Il silenzio delle città. Il vuoto degli spazi. La lentezza delle azioni. Quest’anno che ci ha fatto fare i conti: con chi eravamo, dove stavamo, con chi stavamo. Quest’anno che ci ha intrappolati esattamente nella vita che ci siamo costruiti. Un, due, tre, stella: fermi tutti! Che nessuno si muova! Bloccati lì, nella nostra vita, così come ce la siamo costruita. Concediamocelo, quest’anno, un Natale un po’ diverso: più lento e consapevole, sincero e autentico.
Regaliamoci pensieri positivi…
sono gratis, ma hanno un valore immenso. Ne prendo un pacco grande, lì sotto quell’ulivo, un altro pacchettino vicino al camino, un altro nel prato, con la brina di questa mattina. Me li metto tutti sotto l’albero immaginario che ho vicino alla stufa. Ogni giorno ne scarto uno. Sono tanti e abbondanti, che se qualcuno viene a trovarmi gliene dono qualcuno.
Regaliamoci cibo buono e sano.
Prepariamo tanti cenoni con cibo vero, di quello che nutre anima e corpo, nostro e di chi lo ha prodotto. Cibi biologici e naturali, locali e solidali (con i lavoratori e i produttori, ma anche con i consumatori). Cibi che profumano di nonna. Senza zucchero ma con la cannella. Frutta e verdura del contadino. Pasta fatta in casa tutti insieme! Uova solo di galline felici. E regaliamoci il tempo di andarle a conoscere, ‘ste galline felici, ‘sti cavoli amari, ‘ste verze ruspanti, ‘sti contadini nostrani.
E, magari, doniamoci un po’ di “prevenzione”, senza fiocchi né merletti, con consapevolezza e amore. Questo vuol dire prendersi cura di sé stessi e della propria salute… non se ne parla molto ma c’è chi dice che funzioni.
Non sprechiamo le nostre preghiere nelle cattedrali del consumo, dello spreco e del superfluo. Sono preziose e coraggiose. Soprattutto di questi tempi. Meritano posti più caldi e accoglienti, sentiti e coccolati. Meritano il saluto per nome, il profumo di casa, quattro chiacchiere sull’uscio, la luce un po’ più soffusa, la fiducia nel prossimo, la busta di carta e “se non ce la fa gliela porto io la spesa in macchina” o: “mi mancano 15 centesimi” “non c’è problema me li porta la prossima volta”.
Scegliamo i piccoli, i fragili, gli ultimi (aperti).
Quelli che ancora non hanno abbassato la serranda, gli occhi e la testa. Quelli con le spalle larghe e la dignità stampata in volto, che non ci stanno a chiudere, a sparire, a mollare. Cerchiamo l’azienda familiare, la bottega sotto casa, il negozietto ancora aperto, anche se non ha il comodo parcheggio all’ingresso e di certo, quest’anno, il 3×2 non te lo fa. Compriamo meno e compriamo meglio. Che tutto torna, ormai è certo.
Non acquistiamo da mega store online, centri commerciali e grandi catene di supermercati.
Guardiamo in faccia il nostro portafoglio, bruttino e un po’ dimagrito probabilmente. Guardiamo dritta negli occhi quella banconota da 10 euro: tu, proprio tu! Non verrai sperperata! Non verrai regalata a qualcuno che sfrutta, deturpa o inquina. Finirai nelle tasche di qualcuno che se lo merita, che produce bene, che rispetta i propri lavoratori, e anche me, come consumatore. È una promessa!
Ripopoliamo le vie, i paesi, i centri storici, le periferie lontane… viviamo i luoghi. Che se li abbandoniamo ora poi non li ritroviamo più.
Stiamo vicini ai vicini: di casa, di strada, di testa. Prendiamoci cura ci ciò che ci circonda: è sacro. Assaporiamo i presenti, che di assenti (alla vita) e di passanti (distanti), in questi mesi se ne sono visti troppi.
Supportiamo le economie reali, territoriali e virtuose.
Regaliamo sorrisi e pezzi di pane. Che quest’anno c’ha riportato all’essenziale. E l’essenziale non ha mai più di 2/3 ingredienti, si può fare in casa e dividerlo è sempre un piacere.
Autoproduciamo con materie prime di qualità e impariamo a fare. L’autosufficienza è rivoluzionaria!
Insomma, quest’anno più che mai, scegliamo un Natale fuori dai centri commerciali, dai mega store online e dai grandi supermercati. Spegniamo il rumore di fondo, l’auto, il consumo futile, la televisione, il bisogno indotto, la carta prepagata, la pubblicità falsa, l’obbligo di rispondere, la busta di plastica, il “pensierino” non sentito. Scegliamo un Natale forse un po’ più simile all’originale, un po’ più autentico e sincero. Un Natale d’altri tempi, quelli senza supermercato.
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