La scelta del detergente intimo non è mai casuale e di certo non dovrebbe essere orientata esclusivamente da fragranze e prezzo. Anzi. Proprio su questo genere di prodotti sarebbe auspicabile non lesinare e concentrarsi sulla lettura delle etichette: ne va della salute di una delle parti più sensibili e delicate del nostro corpo.
Detergente intimo: leggiamo l’etichetta
Purtroppo, la maggior parte dei saponi intimi commerciali, non tiene assolutamente conto di questo. Sodium laureth sulfate (SLES) e Sodium lauryl sulfate (SLS), TEA Lauryl Sulfate, Ammonium Lauryl Sulfate, PEG-2 Stearate, Hydrogenated Coconut Oil, Glicol Distearato, Sodium Salicylate, Laureth-10, PEG-120 Methyl Glucose Dioleate, Glycine soja, Cocammide TEA, Citronellol. Questo è quanto si legge dietro la confezione di uno dei prodotti più venduti nella categoria. Un mix di sostanze dannose difficile da decifrare.
Concentriamoci per ora sulle sigle PEG e PPG, ovvero Polietilene Glicole e i Polipropylen Glicole. Due ingredienti che appartengono alla grande famiglia degli emulsionanti, ovvero sostanze utilizzate per favorire la miscela di un composto acquoso con un olio. Ovviamente parliamo di emulsionanti di sintesi, ergo: derivati del petrolio, al cui interno possono comparire anche tracce di ossido di etilene.
Detergente intimo: ossido di etilene
L’ossido di etilene è classificato dallo IARC come potenzialmente cancerogeno. Ma non solo. Secondo diversi studi, queste sostanze sono causa di irritazioni cutanee, allergie, infiammazioni e disturbi ormonali. Sarebbe sorprendente il contrario, vista la loro origine.
PEG e PPG, infine, contribuiscono alla diminuzione della capacità della pelle di assorbire acqua e nutrienti, lasciando al contempo il sistema immunitario vulnerabile. Si tratta di veri e propri lasciapassare per gli altri prodotti chimici e nocivi presenti nel prodotto.
Attenzione quindi a queste paroline, se presenti sarebbe opportuno desistere dall’acquisto. Nel caso invece non vi fossero alternative, è bene tenere presente che più il numero che segue la sigla è alto, più elevata è la possibilità che il prodotto contenga residui di produzione tossici.
Quella cifra, infatti, ci dice la quantità di ossidi di etilene attaccati al composto base: un PEG-2 è preferibile a un PEG-30, ma la cosa migliore resta sempre “zero-PEG“.