Arricchisci il terreno, aumenta gli elementi nutritivi, migliora le proprietà fisiche del tuo campo, aggiusta il suo pH, aumenta la produttività delle tue piante… quante promesse su un semplice flacone di fertilizzante.
Ma se vi dicessero che la maggior parte delle volte che utilizziamo prodotti di sintesi per fertilizzare il nostro giardino, il nostro piccolo orticello o la nostra pianta d’appartamento, stiamo in realtà interrando tonnellate di plastica?
Agricoltura: tonnellate di plastica
Proprio così, l’agricoltura è il più grande utilizzatore di microplastiche al mondo e molto spesso, l’agricoltore, il giardiniere o l’hobbista, pensando di fertilizzare il proprio terreno, ne distruggono invece la vita, inquinando le falde acquifere e contaminando i suoli.
Tonnellate di microgranuli di plastica sono impiegati ogni giorno dall’industria dell’agrochimica per incapsulare i fertilizzanti che devono essere rilasciati lentamente oppure vengono rilasciati insieme ai fanghi di depurazione direttamente nei terreni.
Piccolissime e nella maggior parte dei casi ignorate, queste micro-sfere di polietilene o polipropilene, sono estremamente dannose per l’ecosistema, non solo perché vanno ad aggiungersi all’insieme di rifiuti con cui ogni giorno cospargiamo il nostro Pianeta, ma anche perché le loro misure ridottissime, inferiori ai 5 mm, le rendono invisibili all’occhio ed estremamente dannose per qualsiasi organismo vivente.
Queste particelle impiegano infatti migliaia di anni a degradarsi, sono quasi impossibili da rimuovere dall’ambiente e, rientrando nella catena alimentare, hanno effetti negativi (ancora non del tutto chiari) sulla salute umana.
Microplastiche nei cosmetici e nei detersivi
Mentre il problema delle microplastiche nei cosmetici e nei detersivi è ormai risaputo (ne abbiamo parlato anche in questo articolo) quello del loro utilizzo in agricoltura è invece ancora cosa poco nota.
Pensate, ogni anno, solo in Europa, vengono rilasciate intenzionalmente nell’ambiente circa 36.000 tonnellate di microplastiche, a cui vanno aggiunte tutte quelle formatosi accidentalmente in seguito all’usura e al deterioramento di frammenti di plastica di maggiori dimensioni (come per esempio l’usura dei pneumatici o il lavaggio dei tessuti sintetici) (fonte: echa.europa.eu).
Al bando le microplastiche
Per questo l’ECHA, l’agenzia europea delle sostanze chimiche, ha richiesto di bandire le microplastiche intenzionalmente aggiunte non solo dai cosmetici e dai detergenti ma anche dai prodotti destinati all’agricoltura, come appunto i fertilizzanti. Così, stima l’agenzia, le microplastiche immesse nell’ambiente dovrebbero diminuire di 400 mila tonnellate in venti anni. Non poca cosa.